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Sonia Redini su futuro urbanistico di Bagno a Ripoli e cittadella Viola: “Piana “piena”, democrazia vuota”

Il Centro Sportivo Viola che sarà realizzato nella piana di Bagno a Ripoli si farà, poichè si tratta di ACF Fiorentina ed il moto propulsore che la squadra della città comporta è una forza inarrestabile. Darà lustro al nostro Comune, certo e creerà un movimento nuovo ed impattante in concomitanza con l’arrivo della Tramvia 3.2 nella medesima area (prolungamento di Viale Europa). Saranno indubbiamente anni di cantiere (in un Comune che ne vedi aperti già molti) che – dato di fatto evidenziato dai Verdi – edificheranno un’area attualmente a verde. I Verdi, infatti, pur non contrari al Centro Sportivo della Fiorentina, proponevano tuttavia soluzioni diverse con progetti che prevedessero il ripristino di aree già artificializzate secondo il pensiero del volume zero, recuperando strutture abbandonate. Punti di vista diversi che, al di là del bagliore accecante del marchio Fiorentina, vanno considerati ed analizzati per non cadere nella trappola orwelliana del “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Soppesare dunque i pro e i contro della questione, malgrado gli annunci già confezionati ed i lavori collaterali, in parte, già partiti.
Nell’ultima seduta del Consiglio Comunale ripolese, un intervento sulla vicenda è stato espresso anche dalla consigliera di Una Cittadinanza Attiva Sonia Redini. Una riflessione che entra nel merito dei valori ambientali, in riferimento soprattutto agli innegabili stravolgimenti anche paesaggistici che il territorio sta vivendo e ai proseliti rivolti ad una Bagno a Ripoli dagli alti connotati naturalistici. Nel Dettaglio:“Piana “piena”, Democrazia vuota – il titolo del comunicato di Una Cittadinanza Attiva -. Bagno a Ripoli, il giardino più delizioso di Firenze”. Così era.
Ora è il momento in cui il nostro territorio deve fare i conti con una metamorfosi che cambierà irreversibilmente il suo volto: la valle dell’Isone trasformata in altipiano, lo sproporzionato viadotto che taglierà in due l’Arno a Vallina, il mega deposito-officina della tramvia, adesso il centro sportivo della Fiorentina a Candeli, un insediamento turistico a Pieve a Ripoli, e molto altro ancora nel pacchetto dell’urbanistica, che è stato votato nel Consiglio comunale del 28 ottobre. Perché sia chiaro: non eravamo chiamati a decidere su “Centro sportivo sì, Centro sportivo no”, ma sul futuro urbanistico di Bagno a Ripoli.

Il leit motiv è sempre lo stesso: unilateralismo e progetti calati dall’alto; una congerie di richieste di privati, con la collettività che resta sullo sfondo. Per la verità, il Sindaco, una sua idea di sviluppo della città, ce l’ha e l’ha dichiarata: “io sono per la grande Firenze”. E così, “ricucendo il margine urbano” di qui e “dando opportunità” di là, ecco che fa un piano di espansione edilizia. Ma lo fa alla chetichella, a macchia di leopardo: dice di non voler impegnare nuovo suolo (che è un principio della legge regionale), ma nei fatti fa l’esatto contrario.

Eppure finora Bagno a Ripoli, anche grazie a precise scelte politiche di amministratori virtuosi, era un territorio che si era mantenuto in gran parte verde e non eccessivamente edificato. I Sindaci che si erano succeduti avevano messo un freno all’avanzare dell’ulteriore espansione di Firenze verso l’Arno. Ora si stravolge tutto quanto e Bagno a Ripoli da luogo agroecologico e pilastro verde del sistema metropolitano si appresta a diventare un quartiere di Firenze. Non possiamo condividere questa idea né quella di “valorizzare” dei terreni dichiarati abbandonati, quando sono solo incolti e per anni sono stati tenuti lontani da mire speculative. La piana poteva essere sì riqualificata, ma lasciando inalterate la sua destinazione e la sua finalità di limite all’urbanizzazione di Firenze.

Qui il discorso coinvolge anche il Centro sportivo della Fiorentina. Il progetto non è ancora noto, per cui ogni discussione è prematura. Ciononostante, chiederemo che, nella futura delibera di approvazione e nella convenzione, venga inserita una clausola di salvaguardia, cioè un vincolo di destinazione d’uso trentennale. Questo per evitare che l’edificazione a fini sportivi di oggi si possa convertire, domani, in qualcosa di diverso.

L’ultima considerazione è per l’anomala procedura sul Centro sportivo: ma come si può tollerare che il Sindaco avesse già assicurato e dichiarato pubblicamente che i terreni di Via del Padule sarebbero stati urbanisticamente compatibili, mettendo il Consiglio nella condizione di accettare quanto già deciso o far succedere un terremoto? È desolante vedere che, in questa vicenda, il Sindaco ha assunto il ruolo di sensale e il Consiglio comunale quello di semplice ratificatore. E l’approvazione, infatti, è stata più veloce di un giro sul circuito del Mugello…
Ma rincorrendo il fast, della democrazia, intesa come momento di confronto e di sintesi, non rimane che il simulacro.”

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