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RUBRICA “BE YOUNG” / GLI EUNUCHI DEL COMPROMESSO






C’è chi dice che senza la mediazione e il compromesso non possa esistere la politica. A sentire taluni, è sempre necessario arrivare ad un accordo moderato, ad un’intesa che smorzi le estremità e dia vita ad un prodotto che non pende né da una parte né dall’altra. Molti legano questa visione della politica ad uno stile di vita, e i più eruditi citano Aristotele e la dottrina etica del giusto mezzo, secondo la quale la virtù si trova sempre a metà strada tra due estremità; altri, più terra terra, scelgono la politica del compromesso più grettamente al fine di ricercare solo gli interessi di se stessi, del proprio padrone o al massimo del proprio partito. In questa seconda categoria non v’è dubbio che rientri Ivan Scalfarotto, deputato di quel fenomeno corpuscolare chiamato Italia Viva.






Scalfarotto, già balzato agli onori delle cronache per aver portato avanti insieme a Teresa Bellanova le solidissime e verissime motivazioni con le quali lo scorso inverno fu provocata la caduta del governo Conte ( il nostro era Sottosegretario al Ministero degli Esteri, mentre la vispa Teresa Ministro dell’Agricoltura), ha deciso in questi giorni di coprirsi di ridicolo in via definitiva. Omosessuale dichiarato, dopo una vita personale e politica trascorsa a combattere per i diritti LGBT, e dopo aver sostenuto in prima fila il ddl Zan contro le discriminazioni di genere, ha fatto d’improvviso marcia indietro proponendo una versione conciliatoria del testo, pienamente in linea con le richieste di tutto quel mondo politico, dalla Lega a Fratelli d’Italia a Forza Italia, fino agli Adinolfi vari, che da sempre tenta di affossare la legge del deputato Pd. Sebbene appena un mese fa apostrofasse come “perdite di tempo” le proposte di modifica della destra, adesso Scalfarotto chiede “sacrifici” per portare a casa l’approvazione del testo, e lo fa venendo incontro a braccia spalancate a Pillon e soci. L’ex Sottosegretario chiede di modificare gli articoli 1, 4 e 7, contestando soprattutto l’art. 4 per le sue presunte minacce alla libertà d’espressione e l’art. 7 per l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omofobia da celebrare anche nelle scuole; Italia Viva chiede di rispettare l’autonomia degli istituti scolastici facendo scegliere in pratica ad ogni preside come comportarsi. Come se la lotta all’odio e alla discriminazione potesse essere un argomento discrezionale, che qualcuno nell’atto di formazione dei giovani potesse condividere oppure no. Accettiamo allora la discrezionalità anche nelle celebrazioni della Giornata della Memoria, o del 25 Aprile, o degli anniversari di Capaci e via d’Amelio.






Come abbia fatto Scalfarotto a rinnegare se stesso e a ridursi a cavallo di troia delle destre in Parlamento non è difficile da comprendere se si guarda alla sua dimensione politica: pienamente asservito a Renzi, così come accadde per la caduta del Conte II, Scalfarotto si presta come gli altri colleghi italovivi ad essere una pedina nelle mani dell’amico di Bin Salman, dell’autoproclamatosi statista che cerca da tempo di avvicinarsi alle posizioni del centrodestra: il legame con Berlusconi è storia nota, mentre quello con Salvini va costruendosi giorno dopo giorno, sotto la benedizione dell’amico comune Verdini a cui vengono riservate visite frequenti, prima nel carcere di Rebibbia e ora nei dorati domiciliari di Pian dei Giullari. Il voltafaccia di Scalfarotto ha avuto anche, tra i tanti suoi disastrosi effetti, quello di scatenare una disarmante guerra mediatica tra i Ferragnez e Renzi, messo sotto accusa dalla coppia di influencer – storici difensori del ddl Zan ( e prima ancora dei propri interessi)- per aver ordinato di modificare il testo originario. Duello triste, amplificato dalla grancassa mediatica e in cui davvero espatriare si rende preferibile al prendere posizione. Non ci sono comunque dubbi sul fatto che Renzi e la sua truppa siano degli inaffidabili trasformisti, trascinati da un vento che soffia a destra e che in ogni caso porta verso il proprio tornaconto politico. Il compromesso più ostinato, l’arrangiamento più opaco, la conciliazione più ambigua sono da loro esaltati come stelle polari dell’azione istituzionale: sempre squallido, questo atteggiamento diventa del tutto inaccettabile, quando in gioco ci sono i diritti delle persone.

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